Una lista di letture il cui filo conduttore è l’estremismo. Romanzi irriverenti, distopici, analisi storiche e sociali, cronache di un mondo contemporaneo e di scenari futuri non troppo distanti.
Marie Gulpin, di Marco Mantello. Neri Pozza, 2023
#populismo
Romanzo distopico, ambientato in una Francia del futuro dove l’estrema destra e il populismo plasmano una società inebetita dal potere incantatore dei media. Marie Gulpin, leader di Figli della Patria, viene eletta Presidente della Repubblica. Anni prima, aveva fatto passare una legge per il ripristino della pena di morte tramite ghigliottina: un successo, anche simbolico, che parla di patria, responsabilità, ordine.
All’improvviso però, il successo diventa dramma e dilemma. Accusato di un crimine sconcertante, suo figlio Luigi rientra perfettamente nel profilo del colpevole a cui deve essere comminata la pena di morte. L’intero paese guarda, freme, si schiera come una banderuola a seconda della fazione che con la sua teoria, riesce a dominare l’opinione pubblica. Gli stratagemmi per salvare la faccia e Luigi diventano sempre più estremi man mano che la data dell’esecuzione si avvicina.
La narrazione informale, i misteri che si annidano nella trama, il racconto agrodolce di personalità vacue e dinamiche corrotte e auto-sabotanti, contribuiscono all’immersione nella realtà politica e sociale di un immediato futuro dal sapore familiare che Marco Mantello, finalista al premio Strega già nel 2011 con La Rabbia, dipinge senza delineare i confini. Perché sì, siamo in Francia, ma l’arrangiarsi ad alto livello in una danza che sembra il delirio di un circo pieno di personaggi nient’altro che caricature di se stessi, è un linguaggio internazionale.
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Shock da libertà. La Germania, l’Est e l’ascesa dell’estremismo, di Ilko-Sascha Kowalczuk. Donzelli Editore, 2025
#ostalgia
Ilko-Sascha Kowalczuk è oggi uno dei massimi esperti sulla storia della Germania Est, un capitolo del passato comune europeo le cui appendici emergono oggi in tutta la loro profondità. Il saggio, caso letterario in Germania, riporta il lettore nella DDR lungo tutto il suo percorso storico e negli effetti collaterali, fra cui al l’ostalgia, un fenomeno estremamente specifico che ha a che fare con l’idealizzazione e il rimpianto di una Germania Est e di uno stile di vita e governo tendenzialmente idealizzati e revisionati. Nostalgia per una realtà che, di fatto, nutre la memoria e i sentimenti di una fetta di collettività individuabile in buona parte anche nell’elettorato tedesco di estrema destra.
Come si arrivi dalla DDR al desiderio contemporaneo di un modello autoritario da parte di partiti estremisti e comuni cittadini, lo spiega il sentiero di briciole che si snoda dai giorni della Cortina di Ferro al sentimento anti-occidentale. Per Kowalczuk lo shock da libertà a cui andò incontro la società della DDR dopo la caduta del Muro, è un elemento chiave per spiegare la difficoltà attuale di quella parte del Paese nell’affrontare una responsabilità individuale dopo decenni di controllo statale quasi completo.
Vi sono poi elementi importanti che definiscono l’attuale eredità, spirituale e ideologica, della Germania Est sui cittadini di oggi: il fascino per un governo di stampo autoritario, percepito come possibile fautore di un cambiamento dell’attuale modello di democrazia; la dicotomia strumentalizzata dai partiti estremisti, che vive di un fortissimo retaggio culturale nelle zone ex DDR; l’antiamericanismo, l’ideale di uno stato forte, le simpatie per la Russia, l’influenza e la propaganda che riducono la visione ideologica a una semplificazione amico-nemico e che fortifica l’idea che lo Stato debba essere responsabile di tutto, quindi sicuro, affidabile, duraturo, normale, forte, implacabile.
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Il Mago del Cremlino, di Giuliano Da Empoli. Mondadori, 2022
#putinismo
Giuliano Da Empoli, consigliere politico svizzero di origini italiane, con quest’opera ha vinto il Grand Prix dell’Académie Française nel 2022, un riconoscimento prestigioso per un’opera che si è esposta in maniera inaspettata e con grande rumore proprio mentre la Russia invadeva l’Ucraina.
Questa lettura si va quindi a inserire, se vogliamo, nell’analisi politica del putinismo e dei suoi effetti, così come nell’analisi antropologica-criminale dell’uomo di potere del Cremlino e dei suoi accoliti. Le dinamiche dell’autorità, le machiavelliche espressioni di silenzio o dominio, l’incredibile rete di piccole manovre, connessioni, decisioni infarcite di sospetto, diffidenza, gelido distacco, vengono minuziosamente descritte dall’autore in quello che è quasi un manuale su come si deve sopravvivere se il tuo status equivale a un coltello puntato alla gola.
Con una presa molto elegante e serrata e un gioco di punti di vista narrativi che fanno vivere al lettore un po’ di quella magia anticipata nel titolo, Giuliano Da Empoli usa il suo personaggio principale, Baranov, liberamente ma non troppo ispirato alla figura reale del consigliere più potente di Putin, Vladislav Surkov, per districare e tradurre in maniera limpida il funzionamento pratico della politica nel Cremlino.
Tra oligarchi che perdono la loro intoccabilità (Berezovski) e uomini al servizio del Cremlino che creano strumenti magici per amplificarne il potere (Prigozhin), c’è tutto il tempo per un intimo contraddittorio, per una messa in discussione di strategie e dogmi che Baranov non esita a spiegare e approfondire, aiutando il lettore a dipanare questo complicato modus operandi difficilmente accessibile.
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La parabola del seminatore, di Octavia E. Butler. Edizioni SUR, 2024
#fanatismo
Pubblicato nel 1993 e immediatamente in lizza l’anno successivo per il prestigioso Premio Nebula, questo romanzo distopico viene ciclicamente riscoperto e riproposto per la sua critica sociale e i temi delicati e attuali. Octavia Butler, che si inserisce a pieno titolo per la sua produzione fra i grandi nomi della fantascienza americana, è stata un’autrice in grado di cogliere la necessità per il pubblico primariamente statunitense, di un punto di vista che donasse idee positive e suggestioni costruttive a fronte dei dilaganti sentimenti di ineluttabilità verso un mondo autodistruttivo.
Religione e cambiamento climatico sono temi forti intorno cui ruota la figura della protagonista, Lauren, giovane dotata di una capacità empatica fuori dalla norma. Il mondo in cui si muove Lauren è fatto di enclavi blindate, di bande violente e di leader fanatici ed estremisti che si ergono sulle ceneri degli Stati Uniti collassati sotto la corruzione, la povertà e la disuguaglianza.
Se il presidente Jarret domina la scena con la sua propaganda religiosa e assolutista, riunendo sotto la sua bandiera estremisti di ogni genere, Lauren decide di intraprendere un viaggio alla ricerca di un luogo dove fondare e coltivare la sua personale filosofia, adattiva, flessibile, aperta ma non priva di rischi. Chiamata Earthseed, la risposta evolutiva e positiva all’estremismo caotico e violento rischia comunque di trasformarsi essa stessa in un concetto dogmatico ed estremista. Perché quando si parla di ideologia, l’equilibrio è delicatissimo.
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Uno di noi. La storia di Anders Breivik, di Åsne Seierstad (traduzione Carlo Capararo). Rizzoli, 2017
#radicalizzazione
Grazie alla sua formazione come corrispondente di guerra, Åsne Seierstad è in grado di offrirci una lettura profondamente coinvolgente e senza filtri sulla storia di Anders Breivik e sui fatti drammatici e indelebili di Oslo e Utoya. Non si tratta solo di un resoconto di quello che è stato l’attacco più grave alla Norvegia dalla Seconda Guerra mondiale; Seierstad parte da lontano, dalla storia personale e intima di Breivik, dal bambino, da sua madre, da suo padre, dai suoi desideri e dalle sue mancanze, analizzando con cura, sempre con un occhio rispettoso ma clinico, i fattori che hanno portato a quel 22 luglio 2011.
Che l’autore di una simile strage, con settantasette morti sulla coscienza, vada compreso nel suo senso più socio-antropologico, è indubbio. La Norvegia, quieta, tranquilla, solidamente ancorata al suo sistema sociale basato sul benessere collettivo, sull’equità, sull’assistenza diffusa, si sveglia un giorno davanti all’incarnazione dei suoi incubi. Breivik è l’estremista nazionalista auto-radicalizzato fra le mura della sua casa, che ha assorbito negli anni tonnellate di propaganda e sentimenti antislamici, xenofobi, che costruisce una identità su dogmi ideologici coltivati in rete, proiettando se stesso avanti, un passo alla volta, fino a trasformarsi in un omicida di massa. Questo attentatore solitario che non ha mai dimostrato rimorso, che ha lasciato un manifesto di oltre 1500 pagine secondo una strategia consapevole, va oltre l’apparente follia.
Seierstad ci accompagna giorno per giorno nel percorso della sua radicalizzazione e ci descrive una figura marchiata da debolezze di carattere, inadeguatezza e solitudine, evidenziando anche la facilità con cui è possibile innalzare una barriera apologetica contro la realtà delle cose. Scorrevole, denso e affascinante, questo libro si legge come un thriller e si ripone in libreria come un saggio essenziale sui processi di de-socializzazione di persone comuni.
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How To Accelerate. Introduzione all’accelerazionismo, di Tiziano Cancelli. Edizioni Tlon, 2019
#accelerazionismo
Addentrarsi nel complicato e fortemente contraddittorio mondo dell’accelerazionismo può risultare difficile; si tratta di una delle correnti filosofiche più controverse del XX secolo e, quando applicata alla teoria politica, genera intricate sfumature capaci di confondere chi è rimasto indietro.
Nata nel contesto digitale degli anni Novanta, all’interno di quegli ambienti cyber dove ferveva la sperimentazione del linguaggio e delle idee, l’accelerazionismo si è espanso negli anni fino ad assumere gli aspetti di una sorta di cultura parallela fatta di infinite sotto-visioni, linguaggi musicali e letterari, convinzioni fluide, forme in costante cambiamento, mai ferme, sempre adattive.
Per gli accelerazionisti, attraverso caos, shock strutturale e collasso sociale sarà possibile arrivare a un reset in grado di portare alla costruzione di un mondo ideale. Questo processo di accelerazione ineluttabile, sottomesso alla inarrestabile corsa tecnologica, quale soluzione estrema ai mali individuati, può essere favorito attraverso soluzioni attive: in termini politici, ad esempio, l’accelerazionismo di sinistra ritiene principalmente che una strada giusta sia quella di annientare il capitalismo opponendosi a esso con un radicale approccio marxista, ripristinando forti poteri di classe e lasciando indietro le attuali tendenze obsolete e dannose dei governi di sinistra. L’accelerazionismo di destra, che ha una presenza forte con l’alt-right americana, ritiene invece altre cose: il padre fondatore e guru di questa filosofia, Nick Land, a un certo punto della sua vita ha definito l’autoritarismo della Cina come puro accelerazionismo reale, sistema opposto a quello fallimentare dell’Occidente, con la sua democrazia basata su assistenzialismo e politiche liberali. A seconda della frangia accelerazionista di destra, è possibile individuare l’obiettivo finale in una neo-monarchia ultra radicale, oppure in uno stato etnico bianco e dai valori cristiani.
Il saggio di Cancelli è molto utile per acquisire una base di nozioni chiara e ordinata sulla storia, i nomi e i personaggi di riferimento, le deviazioni ideologiche, gli intrecci, le sfumature di questa filosofia che influenza sempre più frange estremiste ed è presente nei manifesti e nei proclami di chi compie atti violenti.
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Il Cerchio, di Dave Eggers. Mondadori, 2013
#settarismo
Nel 2013, ciò che Eggers immaginava in quest’opera poteva ancora essere considerata una visione distopica della realtà, basata sulle tendenze dell’allora società americana e globale. Non sono serviti che pochi anni affinché parte delle visioni di Eggers non fossero più pura speculazione ma analisi di contemporanee derive socioculturali in odore di normalizzazione. Eggers mette in luce le fragilità della democrazia tecnologica e anticipa scenari minacciosi come il settarismo delle multinazionali tecnologiche, l’abuso del potere esercitato attraverso la sorveglianza dei lavoratori, la propaganda, la manipolazione psicologica che si ripercuote a catena dal singolo individuo alla sua cerchia.
In The Circle, i capi della multinazionale tecnologica sono onnipotenti, infallibili, sono guru indottrinatori che stigmatizzano, isolano, sorvegliano, rubano la privacy, perseguono un controllo assoluto e una conformità totale. The Circle è l’azienda high-tech più famosa e influente del mondo, che offre al cittadino il simil-controllo della propria vita tramite l’app TruYou; lavorare per The Circle significa far parte di una elite di privilegiati che contribuisce a cambiare il mondo.
Un romanzo inquietante, diventato anche un film, che riesce a raccontare l’espansione travolgente di meccanismi tossici che si generano nella soddisfazione di necessità figlie dei tempi: la facilità di utilizzo, la voglia di apparire, la deresponsabilizzazione, la svendita della privacy in cambio di vantaggi materiali, il bisogno di ritualità, di senso di appartenenza …