di Gianpaolo Porchiazzo – Operazioni “SpiderWeb” e “Grim Beeper”: la logistica quale fattore abilitante per l’efficacia operativa e la HUMINT quale “arte” di sostenere l’azione.
In un’epoca in cui i mezzi bellici si evolvono in maniera quasi esponenziale, il successo operativo non dipende più unicamente dalla potenza dei sistemi d’arma. Dietro ogni attacco di precisione e ogni sabotaggio riuscito si cela una rete sofisticata di logistica e intelligence umana (HUMINT) capaci di trasformare il campo di battaglia in un’arena dove la mente, il network di fonti confidenziali realizzato e l’ingegno pesano almeno quanto la potenza distruttiva. Perciò la sicurezza nazionale non può più essere garantita esclusivamente attraverso la superiorità tecnologica o la deterrenza convenzionale. Le recenti evoluzioni geopolitiche e le minacce ibride impongono una revisione dei paradigmi operativi: la logistica militare e l’intelligence umana (HUMINT) emergono come pilastri invisibili ma determinanti nella difesa degli interessi strategici dello Stato.
Le operazioni moderne richiedono una pianificazione a livelli multipli: non basta avere a disposizione le tecnologie più avanzate, è necessario garantire che ogni componente di un’unità militare – dall’equipaggiamento ai rifornimenti, dal carburante alle parti di ricambio – arrivi – in sicurezza – al momento e al luogo giusto. Un esempio lampante è rappresentato dai recenti attacchi con droni, avvenuti in territori estremi come la Siberia, dove le operazioni di lancio sono state rese possibili grazie alla Humint e a elaborati piani logistici. In questa cornice, l’operazione condotta dall’esercito ucraino – nota in alcuni ambienti come “Operation SpiderWeb” – ha visto la realizzazione di una rete sofisticata di operatori sul campo per trasportare e nascondere i droni all’interno di cabine mobili, permettendo così loro di decollare inosservati e colpire bersagli vitali. La riuscita dell’operazione ha sottolineato come, spesso, siano proprio i dettagli della catena di approvvigionamento -ed il dominio ove si opera – a fare la differenza tra il successo e il fallimento, soprattutto nel contesto geopolitico attuale dove– nel riprendere le premesse della tesi di Master “Le nuove frontiere dello spazio aereo: il futuro dell’infrastruttura critica nella sua nuova proiezione e dimensione” (Anelli,Casini,Porchiazzo)- già nel 2019 veniva posta l’attenzione di come lo spazio aereo meriti di essere considerato quale frontiera di nuova conquista per uno studio approfondito, volto alla messa in sicurezza di tale infrastruttura critica per natura, anche con sinergie applicate alla necessità di “fare sistema” a livello Paese. Lo spazio aereo e la sua logistica, infatti, non possono essere più concepiti nella propria proiezione orizzontale/cubica, bensì meritano attenzione nella propria verticalità sino allo spazio destinato a satelliti e droni (dual e multiple use) da gestire in un perimetro cyber e tecnologico in continua evoluzione e dove oggi l’operatore HUMINT deve evolvere i propri orizzonti cognitivi ed operativi.
Il Caso dei Pager (“Operation Grim Beeper”) di Hezbollah, del pari seppur con “meccanismi” differenti, detta l’esempio di un uso strategico della logistica per minare le capacità del nemico. Nel 2024, infatti, i dispositivi di comunicazione di Hezbollah – pager e walkie-talkie – si sono trasformati in trappole esplosive. Attraverso una penetrazione HUMINT mirata nelle filiere produttive e distributive, è stato trovato “l’anello debole nel controllo della catena logistica e sdoganato l’assunto di una logistica non semplicemente funzionale a sostenere il combattimento, ma quale arma strategica per colpire dall’interno un’organizzazione”.
Perciò occorre porre l’accento sulle operazioni nella logistica quale perno dell’infrastruttura critica nazionale: la capacità di proiettare forza (militare ma non solo) in scenari complessi dipende dalla resilienza e dalla flessibilità delle catene logistiche, unitamente ad una rete informativa HUMINT “consapevole” del cambio di paradigma nella c.d. “modern warfare”.
E’ pertanto il momento per elevare concettualmente un assunto, ossia che la logistica, per quanto complessa e tecnologicamente avanzata, necessita di un elemento altrettanto fondamentale: l’intelligence umana. La raccolta diretta di informazioni sul campo – attraverso agenti, informatori e contatti locali – rappresenta un vantaggio insostituibile per individuare debolezze nelle reti di approvvigionamento e nella sicurezza operativa. Le attività HUMINT permetteno di svelare percorsi nascosti, schemi di movimento e persino anomalie nella gestione delle risorse adottate dal nemico. Questa capacità di “vedere oltre” con uno sguardo umano, integrato con la tecnologia, offre risorse preziose per elaborare – o adattare – rapidamente le proprie strategie. Dalle missioni con droni in territori ostili, all’infiltrazione nelle reti produttive avversarie, la disciplina HUMINT si dimostra spesso decisiva nel colmare i vuoti lasciati da altre forme di Intelligence, garantendo una visione completa e contestualizzata del teatro operativo.
La sinergia tra logistica e HUMINT continuerà a definire le modalità con cui le nazioni si preparano a futuri conflitti. L’adozione di tecnologie emergenti – dalla digitalizzazione della supply chain all’impiego di intelligenza artificiale per l’analisi dei dati – sta rivoluzionando il campo della logistica. Al contempo, le tecniche tradizionali di raccolta dell’informazione si evolvono, integrandosi perfettamente con le nuove tecnologie per garantire un vantaggio strategico su due fronti complementari. Questa tendenza “ibrida” mostra come il controllo dei flussi logistici e l’accuratezza delle informazioni raccolte da fonte umana possano determinare la capacità di una nazione di proiettare potenza e di prevenire le mosse nemiche, trasformando ogni elemento, dalla pianificazione operativa al dettaglio più minuto, in una possibile leva per la vittoria.
La guerra moderna non è più, quindi, soltanto il confronto degli armamenti e del numero dei soldati in campo, ma il risultato di una pianificazione strategica che integra tecnologia, logistica e “intelligence umana”, dove quest’ultima continua a conferire quel valore insostituibile di discernimento e rapidità decisionale.
Questa evoluzione sottolinea quanto, nel panorama bellico attuale, saper controllare la catena di rifornimento e disporre di informazioni attendibili siano elementi imprescindibili per costruire operazioni vincenti. Una lezione che invita a riflettere non solo sugli strumenti del presente, ma anche su come prepararsi alle sfide future, dove l’integrazione di dati umani e digitali diventerà probabilmente il più determinante fattore strategico.
L’intelligence umana si conferma, dunque, uno strumento insostituibile per la prevenzione e l’intercettazione di minacce asimmetriche. L’integrazione tra la HUMINT e le altre discipline dell’Intelligence consente, mai come ora, una visione operativa completa, fondamentale per anticipare movimenti ostili, individuare vulnerabilità logistiche e proteggere infrastrutture critiche.
La sinergia tra logistica e HUMINT deve essere formalmente riconosciuta come componente essenziale della strategia di sicurezza nazionale, accompagnata da un rafforzamento delle capacità umane sul campo, in un’ottica di difesa adattiva, multidominio e multidimensionale.
Ringrazio il Dott. Antonio Fattori per i suoi insegnamenti in tema di Human Intelligence.
L’avvocato Gianpaolo Porchiazzo è esperto in Intelligence e Sicurezza, dirigente nel settore delle infrastrutture critiche e servizi essenziali, Ambassador presso l’UE per la International Sanctions and Export Control Society e membro del team di ricerca presso il Centro Studi sulla Cybersecurity e le Relazioni Internazionali dell’Università di Firenze